Donne che costruiscono


Giovanna Gabetta

 

 

 

 

 

Con il titolo: “Donne che costruiscono” si è svolto a Torino il 19 maggio 2017 il convegno organizzato da AIDIA (Associazione Donne Ingegnere e Architetto) per festeggiare il suo 60 anniversario. L'associazione, infatti, è nata a Torino, la città in cui si è laureata nel 1908 Emma Strada, la prima ingenere con l'apostrofo.

Il convegno è stato ospitato dal Politecnico di Torino nel Salone d'onore del Castello del Valentino, decorato da antichi affreschi di soggetto guerresco che, come ha fatto notare uno degli intervenuti, forse non è del tutto in armonia con un convegno al femminile. Eppure, man mano che si svolgevano i lavori, ci si è resi conto che non è proprio così: le nostre intervenute, architetti e ingegneri un po' di tutte le età, hanno spesso raccontato delle loro battaglie, portate avanti sicuramente con il sorriso sulle labbra, ma non per questo meno difficili e meno ricche di soddisfazione, quando alla fine si riesce a vincere o almeno a “pareggiare”.

Dopo i saluti delle autorità, che in questo caso hanno fatto a gara per esserci o per farsi rappresentare da professionisti – ingegneri o architetti -, la mattinata è proseguita con un vivace dibattito moderato da Liana Pastorin. E' vero che spesso nei dibattiti centrati sul ruolo delle donne si finisce a parlare sempre delle stesse cose: come mai siamo in poche, come mai guadagnamo meno degli uomini a parità di mansione, come mai le nostre opere vengono dimenticate più in fretta delle loro. Ma questa volta alcuni partecipanti hanno saputo dire qualcosa di nuovo. Per esempio, Cesarina Bordone Sacerdote, socia di Torino che si è laureata in ingegneria nel 1950, era presente in video ed ha esordito dicendo che AIDIA dovrebbe essere più efficiente. Cesarina si è occupata di riconoscimento vocale studiando le intercettazioni all'epoca delle Brigate Rosse. Il suo è stato un lavoro da scienziata e forse dovrebbe essere ricordato. Ma il dibattito è proseguito in fretta, la moderatrice non ha mai lasciato che le persone interpellate si dilungassero.

Due gli uomini presenti: Giulio Castagnoli, compositore, che ha messo in evidenza che nel nostro mondo manca spesso l'armonia; e l'armonia dovrebbe essere maggiore quando uomini e donne collaborano; e Giorgio Scianca che ha raccolto un grande archivio storico di film, da cui ha tratto una lista di 150 titoli nei quali la protagonista è una donna che costruisce, una progettista.

Non possiamo qui descrivere tutti gli argomenti di cui si è parlato, ma non possiamo neppure fare a meno di citare Amalia Ercoli Finzi, professoressa emerita al Politecnico di Milano e ancora coinvolta (a 80 anni) in progetti in ambito aerospaziale, e Isabella Goldman, architetta anche lei milanese che ha messo l'accento sugli aspetti ambientali della professione. Tutte le storie della associazione e delle donne che l'hanno fatta vivere in questi 60 anni sono state raccolte in un volume (Aidia 60 – i primi sessanta anni di qualità al femminile) curato da Amelia Lentini, ingegnere chimica della Sezione milanese. Un libro che contienen tante informazioni, piccole e grandi, che raccontano la storia di questo piccolo gruppo di donne che 60 anni fa rappresentava almeno un quarto delle professioniste italiane ingegnere e architette.
E per tornare agli aspetti ambientali, una pausa di creatività è stata offerta da Paola Galfione con una sfilata di sue creazioni, cappelli – o meglio decorazioni per il capo – realizzati con materiali riciclati.

E' stata anche premiata l'autrice del logo per i sessanta anni AIDIA, nonostante si trovasse in Colombia. La madre è intervenuta mostrando la figlia che ha partecipato attraverso lo schermo del telefono cellulare. Il mondo delle comunicazioni sta veramente cambiando!
Le socie decane sono state premiate con un piccolo dono e soprattutto con grandi applausi. Da Torino, oltre alla già ricordata Cesarina Bordone, sono interveute Mirella Peyrot e Anna Gilibert; da Milano Elena Baj e Amalia Ercoli; da Genova Pia Gambaro. Ma insieme alle anziane erano presenti le giovani, che le hanno festeggiate e se le ricorderanno come modelli.

Perché tutte, anzi tutti, siamo d'accordo che leprofessioni tecniche migliorano, e miglioreranno ancora, se nei sistemi organizzati, ad esempio nelle aziende ma anche nella politica, che per ora seguono ancora troppo spesso regole maschili, entrerà il femminile con la sua cultura inclusiva. Nelle organizzazioni, il comportamento che viene usato come modello è ancora quello maschile, e il femminile è considerato in qualche modo di serie B, mentre invece per affrontare i problemi di un mondo sempre più complesso, occorre sperimentare modelli organizzativi diversi. Anche nelle professioni tecniche non è più sostenibile fare a meno di una metà del cielo.



19 Maggio 2017